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Disturbi Alimentari

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) affliggono una significativa parte della popolazione ormai non solo femminile e comprendono: l’anoressia nervosa in cui la persona arriva a limitare l’alimentazione fino a raggiungere un peso pericoloso per la sopravvivenza, la bulimia nervosa contraddistinta da abbuffate compiute in uno stato di coscienza alterato (la persona di venta voracissima e capita che non ricordi cosa ha ingerito esattamente) a cui segue vomito autoindotto, il BINGE cioè disturbo dell’alimentazione incontrollata a cui non segue nessun comportamento compensativo e quindi si arriva ad aumentare notevolmente di peso, infine il NAS disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato in cui esiste un’alterazione che però non ha tutte le caratteristiche necessarie per essere inserito in una categoria diagnostica precisa.

Tali disturbi sono la punta dell’iceberg di un profondo disagio, una grande solitudine interiore e una notevole vergogna di sé che porta a questi comportamenti che altro non sono che uno spietato attacco al proprio corpo.
Le persone che utilizzano il cibo come sintomo spostano sul loro peso una problematica esistenziale molto strutturata e ramificata: sono degna di stare al mondo? La perfezione mi salverà dalla vergogna di mostrarmi? Mi riempio di cibo perché ho un vuoto relazionale e affettivo interno incolmabile che mi fa sentire non in grado di relazionarmi con le altre persone.
Spesso i primi tempi della terapia sono incentrati appunto sul problema della bilancia, desiderio di dimagrire come unica guarigione o terrore che lo specialista voglia farle ingrassare e quindi c’è grande diffidenza e crisi di rabbia. Questa fase è molto delicata perché queste pazienti non si fidano degli altri, temono che potranno essere manipolate.
È importante che lo psicoterapeuta lavori in sinergia col nutrizionista per poter pian piano spostare e arginare il problema del peso in un luogo altro e lasciare alla terapia il compito di ricostruire la storia relazionale ed emotiva e riportare il significato di fame in una cornice psicoemotiva.

Il terapeuta che prende in carico persone affette da disturbi alimentari deve lavorare in team con neuropsichiatra e nutrizionista, la collaborazione tra i professionisti è fondamentale perché la patologia va affrontata a più livelli e in maniera coordinata. Questo tipo di lavoro, se la persona non arriva già in pericolo di vita, permette di non arrivare al ricovero ma di operare con la paziente e i genitori per ottenere un cambiamento delle relazioni familiari. Infatti, oltre che una trasformazione dei contenuti psichici del paziente, è fondamentale intervenire anche sull’ambiente in cui vive per prevenire ricadute.


Articolo a cura della dott.ssa
Alessandra Zomparelli
Psicologa e Psicoterapeuta a Brescia

Dott.ssa Alessandra Zomparelli
Psicologa e Psicoterapeuta a Brescia
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lombardia n. 5620 dal 17/05/2000
Laurea in Psicologia Clinica

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