La definizione che io trovo più vicina a come il disturbo si presenta la riporto con le parole di una mia paziente: “Un senso di lontananza da sé, come se il tempo scivolasse altrove”
Questo disturbo dell’Identità è una condizione complessa e spesso invisibile, in cui una persona può sperimentare vuoti di memoria, perdite di tempo e la sensazione che la vita accada senza di lei. Il tempo può assumere un ritmo strano: ci si può ritrovare in un luogo senza ricordare come ci si è arrivati, o leggere messaggi scritti di proprio pugno senza riconoscerli come propri.
Questa esperienza nasce da una frammentazione nella rete della coscienza, spesso sviluppatasi in risposta a esperienze traumatiche precoci. Una parte profonda, emotiva, sofferente e isolata, continua a portare il peso del dolore originario. È una parte che non si è potuta integrare nel resto del sé, e che oggi cerca connessione, protezione, ascolto.
I segnali di questa disconnessione possono manifestarsi come:
Questi sintomi non sono “esagerazioni” né debolezze: sono modi dell’anima e del corpo per chiedere integrazione. Il percorso di cura, in questi casi, consiste nel creare spazi sicuri di riconnessione tra le diverse parti interne, affinché possano iniziare a comunicare e a riconoscersi come appartenenti a un’unica storia.
La terapia EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) si è dimostrata particolarmente efficace nel trattare le ferite traumatiche all’origine di questi vissuti dissociativi. Attraverso un approccio delicato e strutturato, l’EMDR aiuta a rielaborare i ricordi non integrati, favorendo il recupero del senso di continuità e di presenza nel proprio corpo e nella propria vita.Articolo a cura della dott.ssa
Alessandra Zomparelli
Psicologa e Psicoterapeuta a Brescia
Dott.ssa Alessandra Zomparelli
Psicologa e Psicoterapeuta a Brescia
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lombardia n. 5620 dal 17/05/2000
Laurea in Psicologia Clinica
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