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L'ipocondria

L’ipocondria (dal Greco upos: sotto e condrion: diaframma costale, già i medici dell’antica Grecia avevano messo in connessione i dolori diffusi e continui che colpivano certi individui con uno stato psichico) è un disturbo legato alla frequente preoccupazione di avere una malattia, questo fa sì che chi ne soffre sia sempre in ascolto del proprio corpo. Questo ascolto purtroppo ha qualità di controllo, preoccupazione e attenzione eccessiva ad ogni minimo particolare. Quasi sempre se ne ricava la convinzione di avere un male grave e di dover fare gli accertamenti necessari per capire di cosa si tratta.
In seguito agli esami del caso segue un sollievo di varia entità a seconda della persona, ma poi immancabilmente torna il dubbio che il medico non sia stato scrupoloso, che forse hanno esaminato una parte del corpo che non era precisamente quella interessata, che magari invece dell’ecografia ci voleva una TAC, ecc.
Non esiste in realtà nulla che tranquillizzi davvero e definitivamente l’ipocondriaco, per questa ragione la qualità della vita non è soddisfacente dovendo costantemente fare i conti coi pensieri catastrofici circa il proprio stato di salute, tutto questo mantiene un alto livello di ansia durante la giornata ed una sensazione di precarietà. Vanno ad aggiungersi i costi spesso elevati degli esami a cui ci si sottopone.

Le soluzioni esistono: il vero inizio di un cambiamento può esserci cominciando a valutare anche l’ipotesi che si tratti di un male psichico e non una malattia del corpo. Esistono tecniche di grande efficacia nel trattamento dell’ipocondria, quella particolarmente utilizzata con successo da tempo è l’EMDR.
Messa a punto negli Stati uniti a partire dagli anni ‘80 permette di lavorare in seduta sui sintomi riportati dal paziente (mal di testa, perdita di equilibrio, mal di braccio, dolore al petto, ecc.) facendo collegare il dolore corporeo agli stati emotive correlati. Infatti, chi somatizza, non è portato a considerare l’aspetto emotivo coinvolto nelle esperienze, solitamente perché ne ha paura e il dolore corporeo viene eletto, inconsciamente, come veicolo della sofferenza affettivo-emotiva.
Il paziente psicosomatico esclude il suo mondo emotivo con lo scopo di evitare la sofferenza, ottiene però un costante senso di precarietà e di preoccupazione circa il proprio stato di salute.

L’assunto neurofisiologico su cui si basa la tecnica terapeutica Emdr consta nella suddivisione emisferica del cervello: l’emisfero sinistro è quello che cataloga, mette in ordine gli eventi dandogli un senso di coerenza, l’emisfero destro invece registra tutti i fatti per come sono accaduti, con le relative emozioni. Con una stimolazione bilaterale (oculare o tattile sul dorso delle mani) unita al sentire il disturbo nel corpo, con la guida del terapeuta, si arriva ad un’integrazione delle informazioni provenienti dai due lati del cervello e questo si riflette nel sentire della persona liberandola dal doversi preoccupare costantemente, permettendole di tornare a sentirsi nuovamente al posto di controllo della propria vita.

Lo psicosomatico si riappropria del proprio mondo emotivo e chi, tra i miei pazienti,  ha affrontato il percorso ha potuto sentire un netto arricchimento personale e una “vera e propria liberazione” dalle incombenti angosciose ricerche del sintomo fisico ad ogni battito di cuore.


Articolo a cura della dottoressa
Alessandra Zomparelli
Psicologa e Psicoterapeuta a Brescia

Dott.ssa Alessandra Zomparelli
Psicologa e Psicoterapeuta a Brescia
Iscritta all’Albo Professionale degli Psicologi della regione Lombardia n. 5620 dal 17/05/2000
Laurea in Psicologia Clinica

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